Se
si fosse riuscito a far comunicare questa miriade di reti
diverse, sarebbe stato possibile diffondere le risorse disponibili
su Arpanet ad una quantità di utenti assai maggiore,
con costi molto bassi.
Kahn e Cerf, si misero a lavorare alacremente intorno a questo
problema ed in pochi mesi elaborarono le specifiche di un
nuovo protocollo di comunicazione tra host, che battezzarono
Transmission Control Protocol.
Il TCP implementava pienamente l'idea della comunicazione
a pacchetti, ma era indipendente dalla struttura hardware;
esso introduceva anche il concetto di gateway,
una macchina che doveva fare da raccordo tra due reti diverse.
I risultati di questo lavoro furono pubblicati nel 1974 in
un articolo dal titolo A Protocol for Packet Network Internetworking,
in cui comparve per la prima volta il termine 'internet'
(notare la lettera minuscola; la differenza tra internet ed
Internet verrà affrontata in un apposito paragrafo
del capitolo relativo al TCP/IP).
Le ripercussioni dell'articolo dei due informatici furono
enormi. Ben presto, numerosi ricercatori si posero a rifinire
la proposta iniziale e a sperimentarne varie implementazioni.
La prima dimostrazione pubblica di un collegamento tra Arpanet,
Satnet e Packet Radio Network fu fatta nel luglio del 1977,
con un sistema che collegava un computer in viaggio su un
camper lungo la Baia di San Francisco a uno installato a Londra.
Il collegamento funzionò perfettamente e convinse la
DARPA (al nome originale dell'agenzia si era aggiunto il termine
Defense) a finanziarne lo sviluppo.
Un anno dopo, Cerf, Steve Crocker e Danny Cohen svilupparono
il progetto iniziale del nuovo protocollo dividendolo in due
parti:
iniziale del nuovo protocollo dividendolo in due parti: TCP,
che gestiva la creazione e il controllo dei pacchetti, e IP
che invece gestiva l'instradamento dei dati.
Pochi anni dopo il TCP/IP sarebbe stato adottato ufficialmente
come protocollo standard della rete Arpanet (e di tutte le
reti finanziate dall'agenzia), sostituendo l'ormai datato
e inefficiente NCP, e aprendo la strada alla nascita di Internet
quale la conosciamo oggi.
Nel
frattempo, Arpanet, la cui gestione era passata dalla DARPA
alla DCA (Defense Communication Agency), continuava la sua
espansione, sia come diffusione sia, soprattutto, come servizi
e applicazioni che vi venivano sviluppati.
Nel giugno del 1975 era stato creato il primo gruppo di discussione
basato sulla posta elettronica, ospitato sull'host della DARPA
e battezzato MsgGroup.
I temi che vi si discutevano erano di ambito tecnico, ma non
mancarono polemiche su fatti esterni.
Visto il successo di MsgGroup, ben presto fecero la loro comparsa
altri gruppi di discussione non ufficiali ospitati sugli host
universitari: si narra che il primo fu SF-Lovers, dedicato
agli amanti della fantascienza.
Come aveva previsto Licklider ormai quindici anni prima, sulla
base di un sistema di comunicazione interattivo fondato sui
computer si era costituita una vera e propria comunità
intellettuale.
Il
successo di Arpanet nella comunità scientifica aveva
dimostrato ampiamente i vantaggi che le reti di comunicazione
telematiche potevano avere nell'attività di ricerca.
Tuttavia, alle soglie degli anni '80, delle centinaia di dipartimenti
di informatica del paese, solo 15 di questi avevano il privilegio
(ma anche gli oneri finanziari) di possedere un nodo.
Questa sperequazione era vista come un pericolo di impoverimento
del sistema della ricerca universitaria. Per ovviare a tale
rischio la National Science Foundation (NSF),
un ente governativo preposto al finanziamento della ricerca
di base, iniziò a sponsorizzare la costruzione di reti
meno costose tra le università americane.
Nacque così, nel 1981, Csnet (Computer
Science Network), una rete che collegava i dipartimenti
informatici di tutto il sistema accademico statunitense.
Già prima di questa iniziativa, comunque, alcune sedi
universitarie avevano creato infrastrutture telematiche a
basso costo. Nel 1979, ad esempio, era stato creata Usenet,
che collegava i computer della Duke University e della University
of North Carolina, permettendo lo scambio di messaggi articolati
in forum.
Nel 1981 alla City University of New York venne creata Bitnet
(acronimo della frase Because It's Time Net), che fu
estesa ben presto a Yale.
Tutte
queste reti, pur avendo adottato internamente tecnologie diverse
e meno costose rispetto a quelle di Arpanet, potevano comunicare
con essa grazie ai gateway basati sul nuovo protocollo di
internetworking TCP/IP.
Ben presto anche altri paesi del blocco occidentale iniziarono
a creare reti di ricerca, basate sul medesimo protocollo (le
cui specifiche, ricordiamo, erano gratuite e liberamente disponibili
sotto forma di RFC; il relativo archivio era gestito, sin
dai tempi del NWG, da Jon Postel) e perciò in grado
di interoperare con le omologhe nordamericane.
Intorno alla rete dell'ARPA, andava prendendo forma una sorta
di rete delle reti. A sancire la nascita definitiva di tale
rete intervenne nel 1983 la decisione da parte della DCA di
dividere Arpanet in due rami per motivi di sicurezza: uno
militare e chiuso, inizialmente battezzato Defense Data
Network e poi Milnet, e uno per la comunità
scientifica, che ereditava il nome originario e che non avrebbe
avuto limiti di interconnessione esterna.
La vecchia Arpanet poteva così divenire a tutti gli
effetti il cuore della neonata Internet. Nello stesso tempo
venne fondato un nuovo organismo di gestione tecnica della
rete, l'Internet Activities Board (IAB),
e tra i suoi sottogruppi l'Internet Engineering
Task Force (IETF), cui fu affidato il
compito specifico di definire gli standard della rete, compito
che mantiene ancora oggi.
Parallelamente
a tali sviluppi amministrativi, anche l'evoluzione tecnica
della rete procedeva, raggiungendo proprio in quegli anni
due tappe basilari: il 1 gennaio 1983, su decisione di DARPA
e DCA, tutti i nodi di Arpanet passarono ufficialmente dal
vecchio NCP a TCP/IP.
Si narra che tutto filò liscio, anche se da un responsabile
di nodo all'altro rimbalzò il messaggio "I survived
the TCP/IP transition" (letteralmente: Sono sopravvissuto
al passaggio al TCP/IP). Approfittando del clima di
riorganizzazione che seguì la transizione, Paul Mockapetris,
Jon Postel (che nel frattempo aveva anche definito il nuovo
protocollo per la posta elettronica, il Simple Mail
Transfer Protocol) e Craig Partridge si misero a lavorare
ad un nuovo sistema per individuare i nodi della rete, assai
più facile da maneggiare rispetto agli indirizzi numerici
IP.
Nel novembre dello stesso anno, dopo alcuni mesi di lavoro
pubblicarono le RFC 892 e 893 che delineavano il Domain
Name System (DNS).
Ci volle ancora un anno intero di discussioni prima che il
DNS fosse accettato da tutti e messo in funzione, ma quando
questo avvenne tutti gli elementi tecnici affinché
la diffusione di Arpanet/Internet esplodesse erano ormai disponibili.
A
dare il via a tale esplosione fu ancora una volta la NSF.
Dopo il successo dell'esperimento Csnet, l'ente federale per
la ricerca era sempre più convinto della necessità
di dotare il sistema universitario di una infrastruttura telematica
ad alta velocità. Il problema fu che i fondi a sua
disposizione si rivelarono del tutto insufficienti per tale
obiettivo.
Per ovviare a tale limite la NSF decise di coinvolgere direttamente
le università nella costruzione della nuova infrastruttura.
Essa si assunse direttamente l'onere di realizzare una backbone
(in italiano è generalmente definita come dorsale)
ad alta velocità, che congiungesse i cinque maggiori
centri di supercalcolo del paese con una linea dedicata a
56 Kbps.
Tale backbone, fu battezzata NSFnet.
Tutte le altre università avrebbero potuto accedere
gratuitamente a tale rete a patto di creare a loro spese le
infrastrutture locali. Il progetto fu avviato nel 1986 ed
ebbe un successo enorme.
Nel giro di un anno quasi tutte le università statunitensi
aderirono all'offerta della NSF, e si riunirono in consorzi
per costruire una serie di reti regionali, a loro volta connesse
a NSFnet. A ciò si affiancò la diffusione delle
reti locali, la cui commercializzazione era appena iniziata.
Come risultato, il numero di host di quella che è ormai
possibile chiamare Internet, decuplicò, raggiungendo
la quota di diecimila. Ma si trattò appena di un inizio.
Il successo riportato dai protocolli TCP/IP, e da tutti gli
altri protocolli applicativi che su di esso si basavano, stimolò
la nascita di altre reti di ricerca nazionali, in gran parte
dei paesi occidentali.
Ormai, anche le reti private come Decnet, Compuserve e MCI
decisero di connettersi ad Internet. Come conseguenza fra
il 1985 e il 1988 il backbone della NSFnet dovette essere
aggiornato ad una rete T1 a 1,544 Mbps, e un anno dopo il
numero di host superò le 100 mila unità.
A questo punto divenne evidente che la vecchia Arpanet aveva
ormai esaurito la sua funzione. Tutti i nuovi accessi passavano
per la più veloce, evoluta ed economica NSFnet. Inoltre
la DARPA (dove non era rimasto nessuno dei grandi protagonisti
della storia di Arpanet) era ormai rivolta ad altri interessi
e non intendeva più spendere i 15 milioni di dollari
annui per quella vecchia rete.
Fu così che qualcuno (ma nessuno in particolare si
assunse pubblicamente il compito) prese la decisione di staccare
la spina. Nel 1989, a venti anni dalla sua nascita, il processo
di smantellamento di Arpanet ebbe inizio.
Tutti i siti vennero trasferiti alla rete della NSF o a qualcuna
delle reti regionali. Alla fine dell'anno Arpanet aveva cessato
di esistere, e il glorioso IMP numero 1 divenne un reperto
in mostra alla UCLA, dove tutto era iniziato.
Il
World Wide Web e l'esplosione di Internet |
Per
molti anni, la rete era stata uno strumento, alquanto esoterico,
nelle mani di poche migliaia di studenti e ricercatori di
informatica.
Alcuni di loro potevano affermare senza battere ciglio di
conoscere a memoria l'indirizzo di ogni singolo host. Ma la
diffusione che conseguì alla nscita di NSFnet aveva
cambiato radicalmente il quadro demografico degli utenti.
Agli informatici (accademici e professionisti) si erano affiancati
i fisici, i chimici, i matematici e anche alcuni rari studiosi
dell'area umanistica.
Senza contare che le reti universitarie iniziavano a fornire
accessi anche agli studenti undergraduate, ed
a fornire informazioni amministrative attraverso i loro host.
Nel contempo, la quantità di risorse disponibili cresceva
in modo esponenziale, e nessuno era ormai più in grado
di tenerne il conto con il solo aiuto della memoria.
Tutte queste ragioni, che si sommavano allo spirito di innovazione
e di sperimentazione che aveva caratterizzato gli utenti più
esperti della rete, determinarono agli inizi degli anni 90
una profonda trasformazione dei servizi di rete e la comparsa
di una serie di nuove applicazioni decisamente più
user friendly.
Il primo passo in questa direzione fu lo sviluppo nel 1989
di un programma in grado di indicizzare il contenuto dei molti
archivi pubblici di file basati su FTP, da parte di Peter
Deutsch, un ricercatore della McGill University di Montreal.
Il programma fu battezzato Archie, e in breve tempo gli accessi
all'host su cui era stato installato generarono più
della metà del traffico di rete tra Canada e USA.
Preoccupati da tale situazione, gli amministratori della McGill
decisero di impedirne l'uso agli utenti esterni. Ma il software
era ormai di pubblico dominio, e numerosi server Archie comparvero
su Internet.
Poco tempo dopo, Brewster Kahle, uno dei migliori esperti
della Thinking Machine, azienda leader nel settore dei supercomputer
paralleli, sviluppò il primo sistema di information
retrieval distribuito, il Wide Area Information Server
(WAIS). Si trattava di un software molto potente
che permetteva di indicizzare enormi quantità di file
di testo e di effettuare ricerche su di essi grazie a degli
appositi programmi client.
Le potenzialità di WAIS erano enormi, ma la sua utilizzazione
era alquanto ostica, e ciò ne limitò la diffusione.
Nel momento di massimo successo il server WAIS principale
istallato alla Thinking Machine ospitò circa 600 database,
tra cui l'intero archivio delle RFC.
Ben più fortunata, anche se altrettanto breve, fu la
vicenda del primo strumento di interfaccia universale alle
risorse di rete orientato al contenuto e non alla localizzazione:
il Gopher. Le sue origini risalgono al 1991, quando
Paul Lindner e Mark P. McCahill della University of
Minnesota decisero di realizzare il prototipo di un sistema
di accesso alle risorse di rete interne al campus la cui interfaccia
fosse basata su menu descrittivi, e che adottasse una architettura
client-server (in modo da rendere possibile la distribuzione
su più host del carico di indicizzazione).
Il nome, ispirato alla marmotta scavatrice simbolo dell'università,
si dimostrò un'ottima scelta. Nel giro di due anni
il programma (i cui sorgenti furono messi a disposizione liberamente,
un po come succede oggi con i software GNU per Linux)
si diffuse in tutta la rete, arrivando a contare più
di 10 mila server e divenendo l'interfaccia preferita della
maggior parte dei nuovi utenti.
Al suo successo contribuì notevolmente lo sviluppo
di un programma che permetteva di effettuare ricerche per
parole chiave su tutti i menu del gopherspace, denominato
Veronica e la cui origine si colloca nellambito
della Duke University. Ma proprio mentre il Gopher raggiungeva
l'apice del suo successo, un altro sistema, sviluppato nei
laboratori informatici del CERN di Ginevra, cominciò
ad attirare l'attenzione della comunità di utenti Internet:
il World Wide Web.
Il primo documento ufficiale in cui si fa riferimento a questo
strumento risale al marzo del 1989. In quell'anno Tim Berners
Lee, un fisico in carica al centro informatico del grande
laboratorio, concepì l'idea di un "sistema ipertestuale
per facilitare la condivisione di informazioni tra i gruppi
di ricerca nella comunità della fisica delle alte energie",
e ne propose lo sviluppo al suo centro.
Avuto un primo assenso, si mise al lavoro sulla sua idea,
coadiuvato dal collega Robert Cailliau (a cui si deve il simbolo
costituito da tre 'W' sovrapposte in colore verde).
Nel novembre del 1990 i due firmarono un secondo documento,
assai più dettagliato, che descriveva il protocollo
HTTP, il concetto di browser e server, e che rendeva pubblico
il nome ideato da Berners Lee per la sua creatura, appunto
World Wide Web.
Nel frattempo, Berners Lee, lavorando con la sua nuova workstation
Nextstep, un vero e proprio gioiello dell'informatica, sviluppò
il primo browser/editor Web (battezzato con poca fantasia
World Wide Web anch'esso).
Le funzionalità di quel programma erano avanzatissime
(ancor oggi i browser di maggiore diffusione non hanno implementato
tutte le caratteristiche del primo prototipo), ma purtroppo
le macchine Next in giro per il mondo erano assai poche.
Per facilitare la sperimentazione del nuovo sistema ipertestuale
di diffusione delle informazioni su Internet, Berners Lee
realizzò un browser con interfaccia a caratteri, facilmente
portabile su altre architetture, e lo battezzò Line
Mode Browser. Esso venne distribuito nel marzo del 1991,
in formato sorgente non compilato, attraverso alcuni gruppi
di discussione. Una versione già compilata fu messa
on-line e resa accessibile tramite un collegamento telnet
pubblico su un host del CERN. Intanto iniziavano a sorgere
i primi server Web esterni al CERN ma sempre legati al mondo
della fisica nucleare.
Alla fine dell'anno se ne contavano circa cinquanta.
L'interesse intorno a questa nuova applicazione iniziava a
crescere, ma l'ostica interfaccia a caratteri del browser
ne limitava la diffusione. Un primo aiuto in questo senso
venne nel 1992, quando Pei Wei, uno studente di Stanford,
realizzò un browser grafico per X-window, battezzato
WWW Viola. Fu proprio provando Viola che Marc Andressen,
studente specializzando presso il National Center for Supercomputing
Applications (NCSA) della University of Illinois, concepì
l'idea di sviluppare un browser web grafico. Insieme al suo
compagno di studi Eric Bina, Marc creò Mosaic.
La prima versione per Unix X-window fu rilasciata nel gennaio
1993. Nel settembre dello stesso anno, il gruppo di programmatori
raccoltosi intorno a Mark ed Eric rilasciò le prime
versioni per Windows (che allepoca aveva raggiunto la
versione 3.0) e Macintosh.
Mosaic fu una vera e propria rivelazione per gli utenti
Internet. La semplicità di installazione e di uso ne
fece una killer application, che nel giro di pochi
mesi attrasse su World Wide Web migliaia di utenti, e che
soprattutto rese evidente un modo nuovo di utilizzare i servizi
della rete Internet, completamente svincolato dalla conoscenza
di complicate sintassi e lunghi elenchi di indirizzi.
Grazie a Mosaic ed alla sottostante architettura Web, Internet
divenne uno spazio informativo ipermediale aperto che era
alla portata di chiunque con il minimo sforzo.
Tutto ciò accadeva mentre Internet aveva già
raggiunto i due milioni di host, ed il backbone della NSFnet
era stato portato ad una banda passante di 44,736 Mpbs.
Ma l'introduzione del binomio Mosaic/Web ebbe la forza di
un vero e proprio 'Big bang'. Dalla fine del 1993 gli eventi
si fanno ormai concitati.
A fine anno Marc Andressen lasciò il NCSA. Nel
marzo dell'anno dopo incontrò uno dei fondatori della
Silicon Graphics, Jim Clark, che lo convinse a fondare una
società per sfruttare commercialmente il successo di
Mosaic.
Il nome scelto per la società in un primo momento fu
Mosaic Communication, ma, per evitare di pagare royalties
al NCSA, fu deciso di cambiarlo in Netscape Communication,
e di riscrivere da zero un nuovo browser Web, dopo avere cooptato
la maggior parte dei vecchi amici e collaboratori di Mark.
Pochi mesi dopo fu distribuita la prima versione beta di Netscape
Navigator, le cui caratteristiche innovative ne fecero quasi
immediatamente l'erede di Mosaic.
Il 25 maggio del 1994 si tenne a Ginevra la prima WWW
Conference (alcuni la hanno battezzata la 'Woodstock
del Web'), seguita nell'ottobre da una seconda tenuta a Chicago.
Da quei primi incontri si presero le mosse per la fondazione
del W3 Consortium (la prima riunione risale al
14 dicembre 1994), una organizzazione voluta da Tim Berners
Lee al fine di gestire in modo pubblico e aperto lo sviluppo
delle tecnologie Web, così come era avvenuto per tutte
le precedenti tecnologie che erano state sviluppate sulla
e per la rete sin dai tempi del NWG.
Ma i tempi, appunto, erano ormai cambiati profondamente. Con
cinque milioni di host, tra cui 25 mila server Web (moltiplicatisi
secondo un ritmo di crescita geometrico), la nuova Internet
era ormai pronta ad una ennesima mutazione.
Da un sistema di comunicazione fortemente radicato nell'ambiente
accademico, stava infatti per divenire un vero e proprio medium
globale, in grado di generare profitti miliardari.
Già da qualche anno, la rigida chiusura al traffico
commerciale sul backbone NSFnet era stata sostituita da una
ben più ampia tolleranza.
Il 30 aprile del 1995 la NSF chiuse definitivamente il finanziamento
della sua rete, che venne ceduta ad un gestore privato. Nel
frattempo, molte grandi multinazionali delle telecomunicazioni
avevano già iniziato a vendere connettività
Internet per conto proprio.
Il controllo tecnico della rete rimaneva in mano alla Internet
Society, una organizzazione no profit fondata nel 1992 alle
cui dipendenze erano state messe IAB e IETF.
Ma il peso dei grandi investimenti cominciava a farsi sentire,
specialmente con l'entrata in campo della Microsoft, e con
la reazione al suo temuto predominio da parte di altri attori,
vecchi e nuovi, dell'arena dell'Information Technology.
Il resto, l'esplosione di Internet come numero di host, di
utenti e come
fenomeno mediatico, è cronaca dei giorni nostri.
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