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Ultimo e-book pubblicato:

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Il protocollo TCP/IP, e la trasmissione dati su Internet - Le reti - quarta parte (a cura di Fabio Ruini)

Questa lezione, consultata da 4795 utenti, è stata giudicata di ottimi contenuti , con un'esposizione perfettamente comprensibile e con un livello di approfondimento ottimo da 35 votanti.


Reti a commutazione di pacchetto

Le reti a commutazione di pacchetto consentono di trasmettere dati su una connessione “chiunque con chiunque”. A volte, una rete di questo tipo viene detta rete ibrida.
Quando si trasmettono le informazioni sulla rete, non è possibile sapere in anticipo quale sarà il percorso che intraprenderanno i dati nel raggiungere il destinatario.

I dati originali sono suddivisi in pacchetti più piccoli, ciascuno dei quali è contrassegnato con l’indirizzo di destinazione ed un numero sequenziale.
Quando il pacchetto attraversa la rete tra l’host di origine e quello destinatario, viaggia sul miglior percorso disponibile al momento della spedizione.
In questo modo, se un collegamento della rete si interrompe durante la trasmissione del flusso di pachetti, non occorre inviarli tutti una seconda volta, poiché alcuni avranno trovato una strada alternativa quando il collegamento si è interrotto.
La figura disegnata alcune righe sopra, mostra i possibili percorsi tra l’host A e l’host B.
Ipotizziamo che, in una condizione identica a quella del diagramma, un pacchetto sia stato instradato da A a B attraverso le reti che si trovano in A,C,F ed H. Se la rete che si trova in F si blocca, i pacchetti che sono arrivati alla rete C devono trovare una strada alternativa per la rete H.
Una alternativa possibile è attraversare le reti E e G, arrivando così ad H. All’host destinatario, i pacchetti potrebbero arrivare in momenti diversi o comunque non in sequenza.
Poiché, però, ogni pacchetto è contraddistinto da un numero sequenziale, il messaggio originale si può ricostituire senza sbagliare. L’host destinatario può anche richiedere un nuovo invio dei pacchetti eventualmente persi, in base ai numeri mancanti nella sequenza.
Le reti a commutazione di pacchetto sono rapide ed efficienti, avendo un loro metodo per gestire il traffico di instradamento. Quelle che seguono sono quattro comuni implementazioni delle reti a commutazione di pacchetto; ne verrano tuttavia approfondite soltanto due in quanto le altre richiederebbero una spiegazione troppo specifica (...).

• Datapac;
• X.25;
• X.28;
• Frame Relay;
• ATM


Datapac

La rete Datapac é una rete a commutazione di pacchetto con copertura nazionale, in cui le comunicazioni tra gli utenti richiedono la formazione di un circuito virtuale. In Italia, la Datapac venne ribattezzata Itapac e fu introdotta nei primissimi anni 80.


I nodi della rete si trovano solitamente nelle città principali della nazione “coperta” e sono interconnessi con linee telefoniche analogiche (56 Kbit/sec).
Le chiamate possono essere di tipo permanente (per ciò che riguarda l'utente, equivalenti ad una linea dedicata) o di tipo commutato. Il servizio, per quanto concerne la velocità di inoltro dei pacchetti, é organizzato su due livelli di priorità.
I pacchetti hanno una dimensione massima di 128 byte per il livello di priorità più elevato e di 256 byte per il servizio normale.
L'accesso alla rete può essere fatto mediante l'utilizzo di due tipi di interfaccia. Il primo é indipendente dal dispositivo utilizzato per l'accesso e si riferisce a dispositivi controllati a programma, mentre il secondo é dipendente dal dispositivo ed é utilizzato con unità di accesso a programma cablato.
L'accesso, in ogni caso, avviene con un protocollo standardizzato.
Lo standard, costituito dalle regole di accesso, così come é stato definito in Canada dal gruppo che si occupa del collegamento di computer, é stato chiamato SNAP (Standard Network Access Protocol), conosciuto internazionalmente come X.25. Lo SNAP regola:

• lo standard di controllo del data link;
• lo standard del Datagram (ben presto abbandonato dagli utenti a vantaggio del circuito virtuale che non comporta perdite o duplicazioni di messaggi o ordine di arrivo non sequenziale dei pacchetti);
• lo standard della virtual call (chiamata virtuale)

E' proprio il data link che dipende fortemente dal tipo di terminale utilizzato.
Per terminali a pacchetto, il protocollo é quello stabilito dalla X.25, mentre, per i terminali "byte oriented", il protocollo é di tipo BSC IBM compatibile.
Lo SNAP é suddiviso in tre livelli di controllo indipendenti:
livello fisico di interfaccia: é costituito da un circuito sincrono a 4 fili di tipo punto a punto, collegante il terminale alla rete. Se il protocollo di linea é l'HDLC, la trasmissione é full-duplex, mentre, se il protocollo é BSC, la trasmissione é half-duplex. L'interfaccia elettrica é conforme a quanto stabilito dalla raccomandazione CCITT V.24 (RS232);
livello di frame (virtuale): controlla il trasferimento dei dati su di un singolo circuito di accesso alla rete;
livello di pacchetto (virtuale): controlla il trasferimento dei dati provenienti da DTE di tipo multicanale.
Protocolli diversi da quelli standard di rete compresi nello SNAP, richiedono l'utilizzazione di apposite interfacce chiamate NIM.
Il NIM (equivalente al PAD) contiene il software necessario per convertire i dati in pacchetti con caratteristiche SNAP compatibili. Tra i protocolli che lo SNAP permette di utilizzare, vi é anche il protocollo IBM di tipo multileaving.


X.25

Questo protocollo è stato sviluppato negli anni 70, per fornire agli utenti capacità WAN sulle reti di dati pubblici. Furono le compagnie telefoniche a svilupparlo, agevolate dal fatto che i suoi attributi avessero carattere internazionale. Incaricata della sua amministrazione, è un’agenzia delle Nazioni Unite: la International Telecommunications Union (ITU).
In una rete X.25, un host chiama un altro host per richiedere una sessione di comunicazione. Se la chiamata è accettata, i due sistemi possono iniziare un trasferimento full-duplex delle informazioni; in caso contrario essi rimangono isolati.
Ciascuno dei due host può, in un qualsiasi momento, terminare la sessione. Ha quindi luogo una connessione punto a punto tra il data terminal equipment (DTE) al sito del client ed il data circuit-terminating equipment (DCE)
all’impianto del vettore. Il DTE è connesso con il DCE per mezzo di un dispositivo di traduzione conosciuto come packet assembler/disassembler (PAD).
Il DCE si connette con i packet switching exchanges (PSE), più comunemente conosciuti come switch. Questi si connettono tra loro fino a raggiungere il DCE dell’host destinatario. Tale DCE si connette con il DTE dell’host per completare la sessione di comunicazione.

La comunicazione da un capo all’altro tra i due DTE è svolta da un’associazione conosciuta come circuito virtule. I circuiti virtuali consentono lo svolgersi di comunicazioni tra due punti terminali definiti attraverso un numero qualunque di nodi intermedi. Tali nodi non devono per forza essere una porzione dedicata della rete. Il circuito non è un collegamento fisico di dati, ma è ampiezza di banda che può essere assegnata a richiesta. Questi circuiti virtuali possono essere di due tipi:
Circuiti virtuali permanenti. I Permanent Virtual Circuit (PVC) servono per trasferimenti di dati comuni, che quindi avvengono con cadenza regolare. Sebbene la strada sia permanente, l’utilizzatore paga soltanto per il tempo in cui utilizza le linee;
Circuiti virtuali a commutazione. Gli Swithced Virtual Circuit (SVC) servono per i trasferimenti saltuari di dati. La connessione percorre una strada specifica attraverso la rete. Tale strada viene mantenuta fino a quando non cessa la connessione.
Il protocollo X.25 contiene diversi algoritmi di correzione degli errori, poiché fu originariamente implementato attraverso linee PSTN, fortemente soggette a rumore e disturbi vari.

Fabio Ruini scrive al sito
http://members.xoom.virgilio.it/tcp_ip/