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Il protocollo TCP/IP e la trasmissione dati su Internet - TCP/IP - quinta parte (a cura di Fabio Ruini)

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Internet Control Message Protocol (ICMP)

L’Internet Control Message Protocol fornisce un meccanismo di monitoraggio sugli errori e messaggi di controllo per l’insieme di protocolli TCP/IP. Questo protocollo è stato creato principalmente perché riferisce gli insuccessi dell’instradamento all’host mittente.
Il protocollo ICMP può svolgere le seguenti funzioni:
- fornire messaggi di eco e di risposta per verificare l’attendibilità di una connessione tra due host. Questo, in genere, si fa con il comando PING (Packet Internet Groper);
- reindirizzare il traffico per fornire un instradamento più efficiente, quando un router è intasato a causa di un traffico eccessivo;
- emettere un messaggio di tempo scaduto quando il datagramma di un’origine ha superato il tempo di durata in vita che gli era stato assegnato e viene scartato;
- emettere annunci di instradamento per determinare l’indirizzo di tutti i router in un segmento di rete;
- fornire un messaggio di inibizione dell’origine per dire ad un host di rallentare le proprie comunicazioni, nel caso che queste stiano saturando un router o un collegamento di rete WAN;
- determinare quale maschera di sottorete è in uso su di un segmento di rete.

Internet Group Management Protocol (IGMP)

A volte, invece di inviare le informazioni da un host origine ad un singolo host destinatario, occorre inviarle a più host destinatari. Un sistema consiste nell’utilizzare il metodo di trasmissione broadcasting, che, però, presenta due problemi principali. Come prima cosa, tutti gli host sulla rete devono esaminare il pacchetto per determinare se è destinato a loro. Come seconda cosa, molti instradatori sono configurati in modo da non inoltrare questi broadcast ad altri segmenti di rete. Questi due problemi possono causare congestioni sulla rete. Un’alternativa al broadcasting, è il multicasting. Invece che considerare come destinazione di un pacchetto IP tutte le macchine sulla rete, si può fare in modo che la destinazione sia uno specifico gruppo di computer. La consegna dei pacchetti multicast avviene tramite UDP. Pertanto, è possibile che si verifichino smarrimenti o ritardi durante il transito. Di seguito, troviamo alcune considerazioni sui gruppi multicast IP:
- tutte le attribuzioni di indirizzi multicast si basano su indirizzi IP di classe D, che vanno da 224.0.0.1, fino a 239.255.255.255;
- l’indirizzo 224.0.0.1 è riservato e rappresenta il gruppo “tutti gli host”. Questo gruppo comprende tutti gli host e gli instradatori IP che partecipano ad un multicasting IP su di un segmento di rete;
- un host IP può aderire o uscire dinamicamente da un gruppo multicast IP in qualsiasi momento;
- gli indirizzi multicast IP devono apparire solo come indirizzi di destinazione. E’ raro che essi appaiano come indirizzi dell’origine, poiché di solito non sono vincolati alle schede di rete. Alcune forme di UNIX permettono comunque queste funzionalità. In questi casi, un indirizzo multicast può effettivamente apparire come indirizzo dell’origine.
Il formato di un pacchetto IGMP appare di questo tipo:

Version
Type
Non utilizzato
Checksum
Group Address

- il campo Version: questo campo indica la versione del protocollo in uso. Per i pacchetti IGMP è impostato sul valore 1;
- il campo Type: questo campo indica se il messaggio IGMP è un’interrogazione inviata da un instradatore multicast (valore 1) o una risposta inviata da un host IP (valore 2);
- il campo Checksum: questo campo è una somma di controllo per l’intero messaggio IGMP. Serve ad assicurare che le informazioni non si siano danneggiate durante il transito. Per calcolare le somme di controllo IGMP, si usa lo stesso algoritmo che serve per il calcolo delle somme di controllo dell’intestazione IP;
- il campo Group Address: questo campo contiene il multicast IP del gruppo al quale un host dichiara di appartenere. Nel caso di un interrogazione di gruppo multicast, questo campo è impostato su valori tutti uguali a zero.



Address Resolution Protocol (ARP)

Perché due host possano comunicare con successo su di un segmento di rete, essi devono risolvere gli indirizzi hardware l’uno dell’altro. Questa funzione ha luogo, nell’insieme di protocolli TCP/IP per mezzo del protocollo di risoluzione degli indirizzi (Address Resolution Protocol, ARP).
ARP risolve un indirizzo IP di un host destinatario in un indirizzo MAC ed inoltre si assicura che l’host di destinazione sia in grado di risolvere l’indirizzo IP del mittente di un indirizzo MAC.
Capita di frequente, su una rete, che un computer client comunichi con un server centrale (vedi tutte le reti non paritetiche). Invece di richiedere ogni volta l’indirizzo MAC del server, il protocollo ARP si serve di un particolare tipo di memoria cache, chiamata “cache ARP”. Questa tiene in archivio un elenco di indirizzi IP risolti di recente in indirizzi MAC. Se l’indirizzo MAC dell’indirizzo IP di destinazione si trova nella cache ARP, esso viene utilizzato come indirizzo di destinazione per la comunicazione, evitando così di sprecare il tempo necessario ad una nuova risoluzione.
Nel gestire la cache ARP, occorre rispettare le seguenti regole:
- ciascuna nuova voce è configurata con un valore per il tempo di durata in vita (time-to-live, TTL). Il valore reale dipende dal sistema operativo utilizzato. Quando il valore del tempo di durata in vita raggiunge lo zero, la voce viene rimossa dalla cache ARP;
- se una nuova voce non è riutilizzata nei primi due minuti della sua vita, viene rimossa dalla cache ARP;
- in alcune implementazioni TCP/IP, il valore del tempo di durata in vita è reimpostato sul suo valore iniziale ogni volta che si riutilizza una voce della cache ARP;
- ciascuna implementazione di TCP/IP stabilisce un numero massimo di voci per la cache ARP. Se questa è piena e deve aggiungere una nuova voce, elimina la voce più vecchia per fare spazio a quella nuova (struttura di tipo first-in-first-out, FIFO).



I protocolli dello strato del trasporto

All’interno dell’architettura TCP/IP, sono due i protocolli che lavorano al livello del trasporto:
• TCP: che necessita di una connessione, e garantisce il corretto invio dei dati;
• UDP: protocollo connection-less, che spedisce dati senza richiesta di conferma, garantendo una spedizione “al meglio”.



Transfer Control Protocol (TCP)

Il protocollo TCP ha la responsabilità della trasmissione affidabile di dati tra un nodo e l’altro di una rete. Esso crea una sessione orientata alla connessione tra le due macchine, ovvero dando origine ad un circuito virtuale.
Affinché possa stabilire una connessione, il TCP crea ed invia un pacchetto che richiede una connessione alla macchina di destinazione. In seguito attende, per vedere se l’host contattato è a sua volta disponibile alla comunicazione.
Nel caso ciò si verifichi, la macchina di destinazione risponde con un proprio pacchetto che significa letteralmente “sono disponibile per una conversazione e voglio ulteriori notizie da te”.
La prima macchina risponde dunque con un “bene, eccoti il resto dell’informazione”. Questo processo, attraverso il quale si stabilisce una sessione di comunicazione tra due macchine, è chiamato handshaking (letteralmente stretta di mano) a tre vie”.
Si dice “a tre vie” perché nel processo sono necessari tre passi:

• il client richiedente invia al server un segmento (pacchetto) e specifica il numero di porta che vuole usare ed il suo numero di sequenza iniziale (ISN);
• il server risponde con un segmento contente il suo ISN ed un acknowledgement distinto dell’ISN client, a cui è sommato il valore 1;
• il client riconosce l’ISN del server, dando inizio alla sessione.
Il processo di handshaking a tre vie, stabilisce dunque il numero di porta che dovrà essere usato ed i numeri di sequenza iniziali di ambedue le parti. Affinché le macchine possano stabilire e mantenere una connessione, esse debbono scambiarsi determinate informazioni. Ogni pacchetto TCP inviato, contiene un numero di porta sorgente e destinazione, un numero di sequenza per i messaggi che debbono essere suddivisi in brani più piccoli ed un valore di controllo per garantire l’invio delle informazioni senza errori. Inoltre, ogni pacchetto contiene anche un numero di riconoscimento che dice alla macchina mittente quali pezzi del messaggio siano effettivamente arrivati a destinazione. Tutti questi accorgimenti, sono necessari per realizzare una trasmissione realmente “affidabile".




Fabio Ruini scrive al sito
http://members.xoom.virgilio.it/tcp_ip/